Movimento per la Dignità della Docenza Universitaria
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Lettera aperta
20/10/2017
Gentile Rettore, Chiar.mo Prof. Gaetano Manfredi
e p.c. Ai Rettori delle Università Italiane appartenenti alla CRUI
Alla Segreteria della CRUI
Oggetto: “Tesoretto” degli Atenei. Richiesta ai Rettori.
Gentile Prof. Manfredi,
la ringrazio per la sua risposta del 17/10/2017 alla mia di pari oggetto del 12/10/2017.
Sono necessari chiarimenti per i quali cercherò anche io di non appellarmi a dati di bilancio affinché tutti possano comprendere con facilità.
Premetto che nella mia precedente non ho mai parlato di ricchezza nascosta e non utilizzata, bensì di risorse disponibili a bilancio, quindi ben visibili, e che laddove mi sono addentrato nella loro utilizzazione (per gli RtdA e RtdB) ho anche riconosciuto fin da allora la loro corretta utilizzazione da parte del suo Ateneo.
Rispondo per punti alle sue argomentazioni.
1) Lei asserisce che il risparmio di 16,4 milioni derivante dalla mancata corresponsione degli scatti non esiste per il suo Ateneo (e di conseguenza non esisterebbe neanche per gli altri), perché si tratta di un “tesoretto” che lo Stato ha già utilizzato per coprire il suo disavanzo corrente.
Lei parte, come mi ha scritto, dal presupposto che anno per anno lo Stato dovrebbe incrementare progressivamente il Fondo di Finanziamento Ordinario in entrata (FFO) per coprire i costi aggiuntivi di classi e scatti ed evitare che gli Atenei vadano in forte passivo, così come fatto prima del 2009.
Non ritengo che il suo presupposto sia corretto.
Parto dall’esempio concreto degli anni fino al 2009 al quale lei fa riferimento asserendo che fino al 2009 lo Stato aveva sempre aumentato l’FFO per far fronte agli aumenti di classi e scatti. Analizzo le Università Statali, alle quali è destinato l’FFO.
Orbene, fino a tale data i Docenti Universitari delle Università Statali erano circa 58300.
Ogni anno, mediamente, andavano in pensione circa 1500 Docenti. Nella stragrande maggioranza, ovviamente, erano i Docenti con gli stipendi più alti. Potevano quindi essere assunti 1500 nuovi Docenti (allora 1500 Ricercatori a Tempo Indeterminato), mantenendo l’organico inalterato, e, poiché questi nuovi 1500 si immettevano con stipendi più bassi, le risorse in eccesso potevano essere usate anche per bandire nuovi posti di Professore Associato e Ordinario. In conclusione, la spesa sostenuta dagli Atenei per il personale docente per classi e scatti in sé e per sé non diminuiva né aumentava di anno in anno: rimaneva semplicemente costante e non richiedeva interventi sull’FFO da parte dello Stato.
Detto in altro modo, contemporaneamente al pensionamento di circa 1500 Docenti, tutti i Docenti che erano ancora in servizio progredivano di un anno nella loro progressione stipendiale in classi o scatti stipendiali. La maturazione delle classi o degli scatti era allora biennale, ma per circa la metà dei Docenti avveniva in un dato anno, per l’altra metà nell’anno successivo, il che permette il ragionamento su base annuale. Il Docente più anziano andato in pensione in un dato anno veniva sostituito da un docente che progrediva nella sua progressione stipendiale di un anno e a sua volta quest’ultimo era sostituito da un docente che un anno prima era di un anno indietro rispetto a lui. In altre parole, la composizione dell’organico, in termini di posizioni stipendiali di classi e scatti, rimaneva mediamente costante. La conclusione è la stessa di prima: la spesa complessiva rimaneva costante, senza bisogno dell’intervento dello Stato.
Unica variante: in corrispondenza del rinnovo dei contratti stipulati dagli altri dipendenti del pubblico impiego (contratti bloccati per anni a partire dal 2011, e a volte anche da prima) i valori delle classi e degli scatti venivano rivalutati in misura pari alla media degli aumenti ottenuti dagli altri dipendenti del pubblico impiego. In tali occasioni le Università chiedevano giustamente, e in genere ottenevano, gli aumenti di FFO necessari. Sono questi e solo questi gli aumenti di FFO che lo Stato concedeva, in quanto derivanti da dinamiche esterne agli Atenei. Aumenti che in questi ultimi anni gli Atenei non potevano e non possono richiedere, non essendoci stato in questi anni alcun rinnovo contrattuale degli altri dipendenti del pubblico impiego.
In definitiva, le Università non hanno bisogno di incrementi di FFO per sostenere gli aumenti di classi e scatti stipendiali in sé e per sé, perché le risorse necessarie sono già presenti nell’FFO stesso. Negli ultimi anni non si è potuto utilizzarle a tal fine e sono rimaste quindi a disposizione degli Atenei: un risparmio forzato.
In conclusione i 16,4 milioni di euro da me calcolati come risparmio da classi e scatti non sono un tesoretto che lo Stato ha utilizzato per coprire il suo disavanzo corrente, bensì risparmi forzati che il suo Ateneo ha dovuto fare: un tesoretto dell’Ateneo, che andrebbe quindi aggiunto agli 0.6 milioni da lei calcolati come “tesoretto “ residuo a fine bilancio 2016, per arrivare così a 17 milioni.
2) Minor costo del personale a tempo indeterminato
Ad evitare incomprensioni e contestazioni non utili al momento, uso i suoi dati e la sua metodologia di calcolo che fa riferimento ai POM.
Il suo Ateneo calcola in 752 Docenti la diminuzione di Docenti “strutturati” nel periodo 2010-2016, con una diminuzione di POM di circa 500 punti e usa un valore di circa 110000 euro per il valore del POM, arrivando così a un calcolo di 500*110000= 55 MEuro.
Orbene, come risulta dal Decreto Ministeriale 10 agosto 2017 n. 614, il valore del POM è di 113939 euro, quindi circa 114000 euro. Tale decreto recita infatti:
CONSIDERATO che dalle rilevazioni ministeriali relative all’anno 2016 concernenti il costo del personale delle Istituzioni Universitarie Statali, incluse le Istituzioni ad ordinamento speciale, il costo medio nazionale di 1 Professore di I fascia cui corrisponde il coefficiente stipendiale di 1 Punto Organico è pari a euro 113.939.
Alla luce di ciò il calcolo del suo Ateneo va corretto, dai 55 calcolati, in 500*114000= 57,0 MEuro; il “tesoretto” residuo, dunque, salirebbe di altri 2,0 milioni di euro arrivando a 19,0 milioni di euro ancora disponibili per il 2016.
Non mi addentro qui nell’uso che lei fa dei POM per il calcolo dei risparmi. In effetti usare i POM, come il suo Ateneo fa ora, per ridimensionare quella che io calcolavo come disponibilità di cassa potrebbe essere dibattuto a lungo e il discorso si complicherebbe.
Non complico, accetto per ora la sua impostazione e la seguo fino in fondo. Vedrà che le conclusioni non cambiano di molto.
Sulla base di quanto detto al punto 1 e in questo punto 2, il suo Ateneo ha avuto risparmi forzati di 16.4 +57= 73,4 MEuro, nettamente superiori ai 38,4 MEuro in meno dell’FFO. La differenza è pari a 35.0 milioni, il “tesoretto” che nel 2016 l’Ateneo ha avuto quali risorse a disposizione in più rispetto al 2010.
Si tratta di risorse che legittimamente dovrebbero ritornare alle fonti che le hanno generate, nelle proporzioni dovute a ciascuna fonte primaria: nel 2016, ad esempio (dato che circa poco più un quinto di tali risorse deriva dal blocco degli scatti e poco meno di quattro quinti dal blocco del turnover), 7.8 milioni di euro annui per le classi e gli scatti e 27.2 per la reintegrazione del personale docente.
Per la reintegrazione del personale docente il suo Ateneo ha già impegnato, legittimamente e lodevolmente, 16 milioni per Ricercatori di tipo A e B; rimangono ancora a disposizione i 7,8 milioni per le classi e gli scatti e ancora 11,2 per il reintegro del personale docente. Non è un caso che la somma di queste due voci riporti ai 19 milioni di euro citati sopra.
Proiettati su base nazionale, i 150 milioni di euro che avevo indicato nel documento inviato precedentemente scendono a “soli” 130: di conseguenza la richiesta diventa la seguente.
Si chiede ai Rettori di avanzare al MIUR la proposta di un “cofinanziamento” degli Atenei per le classi e gli scatti dell’ordine dei 130 milioni di euro annui a partire dal 1° gennaio 2015, anno, si ripete, a partire dal quale si chiede lo sblocco definitivo delle classi e degli scatti (attualmente è dal 2016), e per tutti i Docenti in servizio al 1° gennaio 2015 stesso.
Rinvierò il documento precedentemente inviato adottando la metodologia da lei proposta, in modo da evitare ogni incomprensione o contenzioso.
3) Nuove assunzioni di Professori Ordinari e Professori Associati
Lei cita dal 2010 50 ingressi di I e II fascia, 150 avanzamenti a I fascia e circa 350 a II Fascia con investimenti per 12,6 MEuro. Fa bene a citarli e fa bene a non evidenziarli come utilizzazione del “tesoretto” iniziale dell’Ateneo, in quanto derivanti essenzialmente dal quel poco di turnover consentito in questi anni; ma chi legge la sua lettera può avere l’impressione che nei miei calcoli fossero stati dimenticati. Invece c‘erano, ne tenevo conto correttamente nel numero di Docenti evidenziati in servizio nel 2016.
Sono ovviamente a sua disposizione per qualsiasi chiarimento.
Cordiali saluti,
Carlo Vincenzo Ferraro
Nota Prof Ferraro 20-10-2017