Lettera aperta diffusa da Carlo Ferraro sabato 14 ottobre 2017.
Il “Tesoretto” degli Atenei – Richiesta ai Rettori
Lettera aperta
12/10/2017
Al Presidente della CRUI, Chiar.mo Prof. Gaetano Manfredi
Ai Rettori Chiar.mi Proff. Maurizio Ricci e Vilberto Stocchi
A tutti i Rettori delle altre Università Associate alla CRUI
Alla Segreteria della CRUI
Oggetto: “Tesoretto” degli Atenei. Richiesta ai Rettori.
Magnifici Rettori Gaetano Manfredi, Maurizio Ricci, Vilberto Stocchi,
mi rivolgo inizialmente a Voi, per poi rivolgermi nel seguito anche a tutti i Rettori delle altre Università associate alla CRUI.
Nel recente incontro promosso dalla CRUI lo scorso 5 ottobre, avente per oggetto la regolamentazione del diritto di sciopero, io e i Colleghi del Movimento per la Dignità della Docenza Universitaria intervenuti abbiamo preso atto con soddisfazione che Voi, Rettori Gaetano Manfredi, Maurizio Ricci, Vilberto Stocchi, avete riconosciuto la legittimità delle nostre rivendicazioni che sono alla base dello sciopero in atto nelle Università italiane. Non ci ha convinto invece la Vostra affermazione che per risolvere il problema siano necessarie risorse aggiuntive solo da parte del Governo.
Verso la fine della riunione ho avuto occasione di fare un brevissimo cenno a quello che con dizione sintetica ho chiamato il “ tesoretto” degli Atenei, che potrebbe essere messo in campo per risolvere, con un “cofinanziamento” da parte degli stessi Atenei, il problema delle classi e degli scatti e il problema delle progressioni di carriera dei Docenti in servizio e di assunzioni di nuove leve.
La mia affermazione ha suscitato il Vostro disappunto ed avete affermato che non esiste alcun tesoretto. Non era il momento né la sede per aprire una discussione su quel punto, che esulava dall’oggetto dell’incontro, ma ora con più calma ritengo opportuno e utile chiarire e motivare la mia affermazione.
Avanzerò anche, di conseguenza, una richiesta a Voi e a tutti gli altri Rettori.
Preciso subito, per evitare equivoci, che non è assolutamente in discussione la validità dei bilanci dei Vostri Atenei. Il termine “tesoretto” per me vuol dire risorse disponibili a bilancio, derivanti dal blocco degli scatti e dal blocco del turnover del personale docente, con “risparmi forzati” che superano ampiamente la diminuzione dell’FFO e quindi rendono disponibili risorse.
Per chiarire meglio parto da un caso particolare, per poi generalizzare, prendendo ad esempio i Vostri Atenei e commenterò nel testo quello relativo all’Università Federico II di Napoli. Considero dapprima l’anno 2016, per metterlo a confronto con l’anno 2010, ultimo anno di FFO ancora accettabile, dopo il quale, fra il 2010 e il 2016, si è avuta una diminuzione complessiva dell’FFO di circa 600 milioni di euro annui.
Tabella 1 – “Tesoretto” anno 2016
Le fonti dalle quali si sono dedotti i dati della Tabella 1 sono le due tabelle dei Decreti Ministeriali 21-12-2010 n° 655 e 29-12-2016 n° 998 allegate a questa lettera (per l’FFO)) e i dati forniti dal sito del CINECA (per il numero dei Docenti). E’ chiaro che eventuali piccoli ritocchi del MIUR successivi agli allegati utilizzati o imprecisioni del CINECA (difficili) non alterano l’ordine di grandezza dei dati calcolati.
Come risulta dalla Tabella 1, nel 2010 l’FFO dell’Università Federico II di Napoli è stato di 364.3 milioni di euro, nel 2016 di 325.9 milioni, con una diminuzione di 38.4 milioni. Fermandosi qui, si potrebbe affermare che l’Ateneo abbia avuto nel 2016 minori risorse a disposizione, rispetto al 2010, per un ammontare di 38.4 milioni di euro, ma sarebbe una analisi molto parziale.
Infatti nel 2016 il personale Docente strutturato in servizio era di 2189 unità, tutte soggette al blocco delle classi e degli scatti. Un calcolo di massima con valori medi (perdite lorde per 7500 euro annui per ogni docente) porta a concludere che in condizioni normali (quali quelle del 2010) l’Ateneo avrebbe corrisposto nel 2016 a tali Docenti 16.4 milioni di euro, che non ha invece dovuto corrispondere. Un primo “risparmio forzato” corposo, fatto a carico dei Docenti.
Esiste un secondo “risparmio forzato”. In virtù del blocco del turnover il personale Docente dell’Ateneo è sceso, dal 2010 al 2016, da 2877 a 2189 unità: 688 Docenti in meno.
L’Ateneo in condizioni normali (sempre quelle del 2010) avrebbe potuto provvedere a mettere a concorso posti da Associato, da Ordinario, da Ricercatore di tipo A o B. Non ha potuto farlo, se non in misura minima anche per i vincoli imposti dal blocco del turnover, e i Docenti in servizio hanno sopperito, per quanto possibile, alle esigenze della didattica.
Ma l’Ateneo, non avendo potuto assumere 688 Docenti, ha fatto un secondo “risparmio forzato” che, stimato cautelativamente il costo dei singoli Docenti andati in pensione in 100000 euro annui lordi (il netto in busta paga è poi in realtà di circa 43000; la stima è cautelativa: v. nota 1 al fondo), ammonta a 68.8 milioni di euro.
Complessivamente, dunque, l’Ateneo Federico II di Napoli ha dovuto fare “risparmi forzati”, relativi al personale docente, per 16.4 + 68.8 milioni di euro, per un totale di 85.2 milioni, nettamente superiori ai 38.4 milioni di euro in meno dell’FFO. La differenza è pari a 46.8 milioni, che nel 2016 l’Ateneo ha avuto quali risorse a disposizione in più rispetto al 2010.
Si tratta di risorse notevoli, sia in assoluto sia in relazione all’FFO, soprattutto se si pensa cha la maggior parte dell’FFO è destinato alle spese necessarie per le retribuzioni del personale.
È questo il “tesoretto”, relativo al personale docente, del quale l’ Ateneo ha potuto disporre nel 2016, in più rispetto al 2010.
Si tratta di risorse derivanti dal blocco delle classi e degli scatti e dal blocco del turnover che l’Ateneo non ha potuto destinare, date le leggi in vigore, né alle classi e agli scatti e solo in parte ha destinato, come si vedrà nel seguito, alla reintegrazione del personale docente andato in pensione, come invece sarebbe stato normale nelle condizioni del 2010.
Si tratta di risorse che legittimamente dovrebbero ritornare alle fonti che le hanno generate, nelle proporzioni dovute a ciascuna fonte primaria: nel 2016, ad esempio, (dato che circa un quarto di tali risorse deriva dal blocco degli scatti e tre quarti dal blocco del turnover) 9,0 milioni di euro per le classi e gli scatti e 37,8 per la reintegrazione del personale docente.
Una parte del tesoretto, in effetti, è stata già utilizzata per le cause che lo hanno determinato. L’Ateneo Federico II di Napoli, infatti, negli anni 2010-2016 ha avuto un aumento, rispetto al 2010, di 225 Ricercatori a tempo determinato di tipo A e di 69 di tipo B in più. Complessivamente 294 RTD in più e ammesso, per pura sicurezza, che siano stati tutti messi a carico dell’FFO, la spesa complessiva (valutata mediamente in 60000 euro annui lordi ciascuno; v. sempre nota 1 al fondo) è stata di 17,6 milioni. Le assunzioni di Associati e Ordinari degli anni 2011-2015 sono già conteggiate nella tabella 1, le assunzioni del 2016 non sono bastate a compensare i pensionamenti: i Docenti “strutturati” sono scesi a fine 2016 di altre 67 unità.
Sono quindi ancora rimaste a disposizione dell’ Ateneo, nel 2016, risorse in più, rispetto a quelle disponibili nel 2010, pari a 46,8-17,6 = 29,2 milioni.
Lei, Presidente della CRUI, conoscendo i valori precisi dei dati stipendiali del personale in servizio e dei Docenti andati in pensione, degli RTDA e del loro reale gravare sull’FFO (come qui cautelativamente ipotizzato), potrà fare i calcoli esatti, ma è estremamente difficile che l’ordine di grandezza delle risorse citate possa cambiare. Lei forse potrà scoprire che le risorse a disposizione sono di più, dato che i calcoli sono stati fatti in forma cautelativa.
È bene, infine, rilevare che esiste un secondo “tesoretto” derivante dal blocco del turnover del personale tecnico, amministrativo e bibliotecario, che qui non è trattato in quanto le risorse disponibili dovrebbero legittimamente ritornare a quella fonte che le ha create.
È un caso particolare l’anno 2016 per l’Ateneo Federico II di Napoli? No. Se si fa analogo calcolo per il 2015, si scopre che già allora il “tesoretto” dell’Università Federico II di Napoli era di 38,2 milioni e che nell’anno in corso 2017 salirà a 52,0 milioni.
È un caso particolare l’Ateneo Federico II di Napoli? No: nella tabella 1 si vede che anche gli Atenei degli altri due Rettori presenti il 5 Ottobre sono nella stessa situazione, minore in assoluto, ma in percentuale dell’FFO anche migliore.
Sono un caso particolare questi tre Atenei? No. Calcoli analoghi, fatti per tutti gli Atenei Statali nel loro complesso, hanno portato alle considerazioni e ai risultati che seguono.
Il blocco degli scatti (il “Definanziamento” dei Docenti Universitari) ha alleviato non poco la diminuzione dell’FFO negli anni 2011-2014, anni per i quali, tengo a ribadirlo, non si stanno chiedendo arretrati.
Si vede dalla fig.1 come il blocco degli scatti nel 2015 (anno a partire dal quale si chiede il lo sblocco definitivo delle classi e degli scatti, invece che dal 2016, e il riconoscimento giuridico del periodo pregresso 2011-2014 per tutti i Docenti allora in servizio) ha portato gli Atenei a risparmiare forzatamente 341 milioni di euro annui, che poi sono saliti ancora e si sono stabilizzati intorno ai 360 milioni di euro annui a partire dal 2016.
Fig. 1-Risparmi da blocco scatti (Milioni di euro/anno) anno per anno.
Fig. 2- Risparmi da blocco scatti e “Tesoretto” (Milioni di euro/anno) anno per anno.
Dalla fig. 2 si vede come negli anni 2011-2014 il “tesoretto” abbia avuto fasi alterne, ma anche come, a partire dal 2015, salga prepotentemente: 480 milioni di euro annui nel 2015, 770 nel 2016 e 960 in questo 2017.
Ragionando per approssimazione, dato che grosso modo un quarto del tesoretto negli anni 2015 e 2016 deriva dal blocco degli scatti e tre quarti dal blocco del turnover, si può ragionevolmente dire che al ripristino degli scatti si possano destinare circa 120 milioni per il 2015, 200 nel 2016 e, dato che dal 2016 il blocco degli scatti si è praticamente stabilizzato, ancora 200 in tutti gli anni successivi.
Di qui la proposta che abbiamo già avanzato al MIUR di valutare fra le fonti di finanziamento possibili un “cofinanziamento” degli Atenei dell’ordine dei 150 milioni di euro annui a partire dal 1° gennaio 2015, anno, si ripete, a partire dal quale si chiede lo sblocco definitivo delle classi e degli scatti (attualmente è dal 2016) per tutti i Docenti in servizio al 1° gennaio 2015 stesso.
Resta fermo che, come abbiamo già detto al MIUR, se il MIUR stesso preferisse non utilizzare questa possibile fonte di finanziamento e finanziare in toto la richiesta con risorse nuove, non avremmo nulla da obiettare.
Resta altrettanto fermo che, dato che il MIUR lamenta scarsezza di risorse, ci aspettiamo che Voi Rettori avanziate al MIUR una proposta di “cofinanziamento” dello sblocco definitivo delle classi e degli scatti dal 1° gennaio 2015 e del riconoscimento giuridico del periodo 2011-2014. “Cofinanziamento” dell’ordine dei 150 milioni di euro annui a partire dal 1° gennaio 2015 stesso.
Per noi è qualificante lo sblocco delle classi e degli scatti a partire dal 1° gennaio 2015 per tutti i Docenti allora in servizio: i benefici decorrerebbero dalla data nella quale si è verificata la discriminazione rispetto a tutto il resto del pubblico impiego.
E, infine, i benefici si avrebbero per tutti, sia per i Docenti ancora oggi in servizio, sia per quei Docenti che sono andati in pensione negli ultimi tre anni ed hanno dato il loro contributo alla rivendicazione in atto fin dal momento in cui, nel 2014, la vertenza è iniziata.
Si confida pertanto in una Vostra proposta alla Ministra Valeria Fedeli nel senso anzidetto.
È in corso l’elaborazione dei dati delle risorse disponibili di tutti gli altri 63 Atenei Statali, da sottoporre alle ultime verifiche. Non sembra ci siano casi critici: quasi tutti gli Atenei sono nella situazione dei tre esempi fatti. Solo in pochissimi casi, (e lo si dice a scopo prudenziale), che si contano con le dita di una mano, quasi sempre negli Atenei di più piccolo corpo docente (meno di 200 Docenti), sembra che la situazione non sia del tutto simile (e magari per eccesso di prudenza nelle stime fatte, dato che tali Atenei hanno potuto, tutti, fare assunzioni), ma non si può comunque bloccare tutti per pochissimi casi: il MIUR ha tutti gli strumenti, con onere modestissimo, per sistemare questi pochissimi casi eventualmente difformi.
Non risulta che i tesoretti del 2015 e 2016 siano già stati spesi tutti per classi, scatti o assunzioni, e meno che mai quelli del 2017 (per ora gli Atenei hanno avuto solo acconti): non esistevano e non esistono gli strumenti di legge per poterlo fare, essendo bloccati gli scatti e bloccato il turnover, tanto che alcuni Atenei stanno accumulando liquidità e in alcuni casi veri e propri “utili”.
Ma se i tesoretti del 2015 e 2016 fossero già stati spesi per altre esigenze inderogabili degli Atenei, il tesoretto del 2017, di 960 milioni di euro, ancora tutto da spendere, metterebbe al riparo da qualunque sorpresa.
E risorse totalmente aggiuntive gli Atenei possono legittimamente richiederle solo per altre esigenze, senza utilizzare ciò che deriva da blocco degli scatti e blocco del turnover.
Sono a Vostra disposizione per ogni eventuale chiarimento.
In attesa di un Vostro cortese riscontro, Vogliate gradire i miei più cordiali saluti,
Carlo Vincenzo Ferraro
Movimento per la Dignità della Docenza Universitaria
https://sites.google.com/site/controbloccoscatti/home
Già ordinario al Politecnico di Torino
carlo.ferraro@polito.it
Nota 1. Per il costo medio risparmiato per ogni Docente pensionato si è fatto riferimento al “costo per la struttura” di un Docente quasi a fine carriera, di un ruolo e di una fascia di costo inferiore alla media, e cioè di un Professore Associato. A fine carriera un Associato percepisce uno stipendio annuo lordo di circa 90000 euro. Il “costo per la struttura” è più alto, dovendo l’Università sommare a quanto percepito dal Docente i contributi previdenziali e assistenziali a carico del datore di lavoro, che portano il “costo per la struttura” a circa 120000 euro. Prudenzialmente si è adottata una “cifra tonda” di “costo per la struttura” di 100000 euro. Il Professore Associato, dati i contributi previdenziali e assistenziali a proprio carico e le ritenute erariali, percepisce poi in realtà circa 43000 euro netti in busta paga.
Considerazioni analoghe sono da fare per valutare i “costi per la struttura” dei Ricercatori di tipo A e B.