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Giuseppe Travaglini (Università di Urbino) – Più università il motore dello sviluppo

Articolo pubblicato lunedì 8 gennaio 2018 dal supplemento Affari&Finanza di la Repubblica.

Più università il motore dello sviluppo

Alcune settimane fa, in un convegno sull’Università italiana nell’Europa di domani organizzato dal Miur a Roma, il presidente del Consiglio Paolo Gentiloni ha affermato che il Paese ha bisogno di più università. Un’affermazione nuova, in controtendenza rispetto alle vulgate degli ultimi anni secondo cui la cultura sarebbe un “lusso” e il numero degli Atenei italiani addirittura “eccessivo”.

Il sapere e la ricerca sono il motore della crescita economica, oltre che di quella culturale e sociale di ogni cittadino. E le risorse che un Paese destina alla filiera della conoscenza sono il segnale più inequivocabile della sua volontà di investire nel futuro.

Ma qual è il quadro attuale? Il sistema universitario italiano è composto da 67 università statali, 19 non statali e 11 telematiche. Se lo raffrontiamo con il Regno Unito emerge una sproporzione a nostro svantaggio, tra due nazioni comparabili per numero di abitanti: 97 università in Italia contro le 161 anglosassoni. Ma anche per quanto riguarda il corpo docente e il personale amministrativo, il rapporto è sbilanciato: in Italia i docenti sono 56.480 contro i 185.580 inglesi, e il personale amministrativo in Italia è pari a 61.636 unità contro le 196.935 del Regno Unito. Insomma, un capitale umano britannico almeno tre volte superiore al nostro. E per l’Italia un deficit che toglie carburante al nostro sistema formativo superiore. E ai suoi fallout economici per innovazione e competitività.

Questo deficit è stato ricordato dal Rettore dell’Università di Urbino Vilberto Stocchi, in occasione dell’apertura dell’anno accademico. Non c’è da sorprendersi se la percentuale dei laureati italiani è inferiore alla media dei Paesi economicamente più avanzati. Non solo. L’ultimo rapporto Ocse ha evidenziato che in Italia soltanto il 18% dei 25-64enni è laureato, mentre la media Ocse è due volte più elevata. Inoltre figuriamo all’ultimo posto fra tutti i Paesi europei nella fascia dei laureati tra i 25 e i 34 anni (24,2% contro una media Ue del 37,3).

Eppure, a fronte di queste criticità la ricerca italiana a livello internazionale, si colloca ai primi posti per numero di pubblicazioni scientifiche e per citazioni. Con punte di eccellenza (si pensi al tema delle Onde gravitazionali). Nel confronto Ocse con i principali paesi europei, i ricercatori italiani hanno il più alto tasso di produttività (800 articoli ogni 1.000 ricercatori, contro i 450 della media europea) e il maggior numero di citazioni (1.800 contro 1.450 della media europea). E tali dati appaiono ancora più sorprendenti se si osserva che l’età media di ingresso di un ricercatore è addirittura di 39 anni. E quella dei professori ordinari è di ben 58 anni.

I dati del Miur illustrano gli sforzi fatti dal sistema universitario per migliorare la ricerca e i piani formativi. Tuttavia, questi avanzamenti sono avvenuti in un contesto che ha visto dal 2009 un significativo taglio delle risorse. Come ha rilevato la Corte dei Conti, il Fondo per il finanziamento ordinario delle università è stato ridotto dell’11% negli ultimi 7 anni, con un taglio di 800 milioni. E ammonta appena allo 0,42% del Pil, contro l’1,5% di Francia e Germania. E tali risorse sono state commisurate al costo standard e alla quota premiale (anche per gli stipendi dei docenti). Con le performance degli Atenei divenute oggetto di valutazione (caso unico nella Pa) da parte di un’agenzia esterna, l’Anvur. Dal cui giudizio dipende parte delle risorse erogate alle università. Naturalmente, i tagli si sono abbattuti sulla spesa per la ricerca, sul rinnovamento della didattica e sul reclutamento dei giovani studiosi (fino a tre volte inferiori di numero a quelli di paesi come la Germania), valorizzati invece presso le istituzioni estere dopo essere stati però formati in Italia.

Insomma, un quadro di trasformazioni, con taglio delle risorse e restringimento dell’autonomia universitaria. Eppure, come è stato detto, il Paese ha bisogno di università. Ed è bene che la politica e la società civile prendano coscienza di questa necessità, perché oggi serve davvero più università. Serve al Paese perché la sfida del lavoro si gioca sulla qualità della formazione. Serve alle imprese perché la competizione è nell’innovazione. Serve alle università perché la conoscenza è nella ricerca. E serve ai nostri giovani, perché una formazione superiore e qualificata rende più duttili alle continue trasformazioni di tecnologia e globalizzazione, e contribuisce a configurare i nuovi orizzonti.

Perciò, abbiamo bisogno di più università. Poiché l’investimento nel sapere non è l’appendice ma è premessa per ogni idea di sviluppo. E garanzia del libero fluire delle idee in tutte le aree del sapere. A patto però che la politica e la società siano disposte a riconoscerne importanza e valore.

Movimento per la Dignità della Docenza Universitaria – Il “Tesoretto” degli Atenei – Richiesta ai Rettori

Lettera aperta diffusa da Carlo Ferraro sabato 14 ottobre 2017.

Il “Tesoretto” degli Atenei – Richiesta ai Rettori

Lettera aperta

12/10/2017

Al Presidente della CRUI, Chiar.mo Prof. Gaetano Manfredi
Ai Rettori Chiar.mi Proff. Maurizio Ricci e Vilberto Stocchi
A tutti i Rettori delle altre Università Associate alla CRUI
Alla Segreteria della CRUI

Oggetto: “Tesoretto” degli Atenei. Richiesta ai Rettori.

Magnifici Rettori Gaetano Manfredi, Maurizio Ricci, Vilberto Stocchi,

mi rivolgo inizialmente a Voi, per poi rivolgermi nel seguito anche a tutti i Rettori delle altre Università associate alla CRUI.

Nel recente incontro promosso dalla CRUI lo scorso 5 ottobre, avente per oggetto la regolamentazione del diritto di sciopero, io e i Colleghi del Movimento per la Dignità della Docenza Universitaria intervenuti abbiamo preso atto con soddisfazione che Voi, Rettori Gaetano Manfredi, Maurizio Ricci, Vilberto Stocchi, avete riconosciuto la legittimità delle nostre rivendicazioni che sono alla base dello sciopero in atto nelle Università italiane. Non ci ha convinto invece la Vostra affermazione che per risolvere il problema siano necessarie risorse aggiuntive solo da parte del Governo.

Verso la fine della riunione ho avuto occasione di fare un brevissimo cenno a quello che con dizione sintetica ho chiamato il “ tesoretto” degli Atenei, che potrebbe essere messo in campo per risolvere, con un “cofinanziamento” da parte degli stessi Atenei, il problema delle classi e degli scatti e il problema delle progressioni di carriera dei Docenti in servizio e di assunzioni di nuove leve.

La mia affermazione ha suscitato il Vostro disappunto ed avete affermato che non esiste alcun tesoretto. Non era il momento né la sede per aprire una discussione su quel punto, che esulava dall’oggetto dell’incontro, ma ora con più calma ritengo opportuno e utile chiarire e motivare la mia affermazione.

Avanzerò anche, di conseguenza, una richiesta a Voi e a tutti gli altri Rettori.

Preciso subito, per evitare equivoci, che non è assolutamente in discussione la validità dei bilanci dei Vostri Atenei. Il termine “tesoretto” per me vuol dire risorse disponibili a bilancio, derivanti dal blocco degli scatti e dal blocco del turnover del personale docente, con “risparmi forzati” che superano ampiamente la diminuzione dell’FFO e quindi rendono disponibili risorse.

Per chiarire meglio parto da un caso particolare, per poi generalizzare, prendendo ad esempio i Vostri Atenei e commenterò nel testo quello relativo all’Università Federico II di Napoli. Considero dapprima l’anno 2016, per metterlo a confronto con l’anno 2010, ultimo anno di FFO ancora accettabile, dopo il quale, fra il 2010 e il 2016, si è avuta una diminuzione complessiva dell’FFO di circa 600 milioni di euro annui.

 

Tabella 1

Tabella 1 – “Tesoretto” anno 2016

Le fonti dalle quali si sono dedotti i dati della Tabella 1 sono le due tabelle dei Decreti Ministeriali 21-12-2010 n° 655 e 29-12-2016 n° 998 allegate a questa lettera (per l’FFO)) e i dati forniti dal sito del CINECA (per il numero dei Docenti). E’ chiaro che eventuali piccoli ritocchi del MIUR successivi agli allegati utilizzati o imprecisioni del CINECA (difficili) non alterano l’ordine di grandezza dei dati calcolati.

Come risulta dalla Tabella 1, nel 2010 l’FFO dell’Università Federico II di Napoli è stato di 364.3 milioni di euro, nel 2016 di 325.9 milioni, con una diminuzione di 38.4 milioni. Fermandosi qui, si potrebbe affermare che l’Ateneo abbia avuto nel 2016 minori risorse a disposizione, rispetto al 2010, per un ammontare di 38.4 milioni di euro, ma sarebbe una analisi molto parziale.

Infatti nel 2016 il personale Docente strutturato in servizio era di 2189 unità, tutte soggette al blocco delle classi e degli scatti. Un calcolo di massima con valori medi (perdite lorde per 7500 euro annui per ogni docente) porta a concludere che in condizioni normali (quali quelle del 2010) l’Ateneo avrebbe corrisposto nel 2016 a tali Docenti 16.4 milioni di euro, che non ha invece dovuto corrispondere. Un primo “risparmio forzato” corposo, fatto a carico dei Docenti.

Esiste un secondo “risparmio forzato”. In virtù del blocco del turnover il personale Docente dell’Ateneo è sceso, dal 2010 al 2016, da 2877 a 2189 unità: 688 Docenti in meno.

L’Ateneo in condizioni normali (sempre quelle del 2010) avrebbe potuto provvedere a mettere a concorso posti da Associato, da Ordinario, da Ricercatore di tipo A o B. Non ha potuto farlo, se non in misura minima anche per i vincoli imposti dal blocco del turnover, e i Docenti in servizio hanno sopperito, per quanto possibile, alle esigenze della didattica.

Ma l’Ateneo, non avendo potuto assumere 688 Docenti, ha fatto un secondo “risparmio forzato” che, stimato cautelativamente il costo dei singoli Docenti andati in pensione in 100000 euro annui lordi (il netto in busta paga è poi in realtà di circa 43000; la stima è cautelativa: v. nota 1 al fondo), ammonta a 68.8 milioni di euro.

Complessivamente, dunque, l’Ateneo Federico II di Napoli ha dovuto fare “risparmi forzati”, relativi al personale docente, per 16.4 + 68.8 milioni di euro, per un totale di 85.2 milioni, nettamente superiori ai 38.4 milioni di euro in meno dell’FFO. La differenza è pari a 46.8 milioni, che nel 2016 l’Ateneo ha avuto quali risorse a disposizione in più rispetto al 2010.

Si tratta di risorse notevoli, sia in assoluto sia in relazione all’FFO, soprattutto se si pensa cha la maggior parte dell’FFO è destinato alle spese necessarie per le retribuzioni del personale.

È questo il “tesoretto”, relativo al personale docente, del quale l’ Ateneo ha potuto disporre nel 2016, in più rispetto al 2010.

Si tratta di risorse derivanti dal blocco delle classi e degli scatti e dal blocco del turnover che l’Ateneo non ha potuto destinare, date le leggi in vigore, né alle classi e agli scatti e solo in parte ha destinato, come si vedrà nel seguito, alla reintegrazione del personale docente andato in pensione, come invece sarebbe stato normale nelle condizioni del 2010.

Si tratta di risorse che legittimamente dovrebbero ritornare alle fonti che le hanno generate, nelle proporzioni dovute a ciascuna fonte primaria: nel 2016, ad esempio, (dato che circa un quarto di tali risorse deriva dal blocco degli scatti e tre quarti dal blocco del turnover) 9,0 milioni di euro per le classi e gli scatti e 37,8 per la reintegrazione del personale docente.

Una parte del tesoretto, in effetti, è stata già utilizzata per le cause che lo hanno determinato. L’Ateneo Federico II di Napoli, infatti, negli anni 2010-2016 ha avuto un aumento, rispetto al 2010, di 225 Ricercatori a tempo determinato di tipo A e di 69 di tipo B in più. Complessivamente 294 RTD in più e ammesso, per pura sicurezza, che siano stati tutti messi a carico dell’FFO, la spesa complessiva (valutata mediamente in 60000 euro annui lordi ciascuno; v. sempre nota 1 al fondo) è stata di 17,6 milioni. Le assunzioni di Associati e Ordinari degli anni 2011-2015 sono già conteggiate nella tabella 1, le assunzioni del 2016 non sono bastate a compensare i pensionamenti: i Docenti “strutturati” sono scesi a fine 2016 di altre 67 unità.

Sono quindi ancora rimaste a disposizione dell’ Ateneo, nel 2016, risorse in più, rispetto a quelle disponibili nel 2010, pari a 46,8-17,6 = 29,2 milioni.

Lei, Presidente della CRUI, conoscendo i valori precisi dei dati stipendiali del personale in servizio e dei Docenti andati in pensione, degli RTDA e del loro reale gravare sull’FFO (come qui cautelativamente ipotizzato), potrà fare i calcoli esatti, ma è estremamente difficile che l’ordine di grandezza delle risorse citate possa cambiare. Lei forse potrà scoprire che le risorse a disposizione sono di più, dato che i calcoli sono stati fatti in forma cautelativa.

È bene, infine, rilevare che esiste un secondo “tesoretto” derivante dal blocco del turnover del personale tecnico, amministrativo e bibliotecario, che qui non è trattato in quanto le risorse disponibili dovrebbero legittimamente ritornare a quella fonte che le ha create.

È un caso particolare l’anno 2016 per l’Ateneo Federico II di Napoli? No. Se si fa analogo calcolo per il 2015, si scopre che già allora il “tesoretto” dell’Università Federico II di Napoli era di 38,2 milioni e che nell’anno in corso 2017 salirà a 52,0 milioni.

È un caso particolare l’Ateneo Federico II di Napoli? No: nella tabella 1 si vede che anche gli Atenei degli altri due Rettori presenti il 5 Ottobre sono nella stessa situazione, minore in assoluto, ma in percentuale dell’FFO anche migliore.

Sono un caso particolare questi tre Atenei? No. Calcoli analoghi, fatti per tutti gli Atenei Statali nel loro complesso, hanno portato alle considerazioni e ai risultati che seguono.

Il blocco degli scatti (il “Definanziamento” dei Docenti Universitari) ha alleviato non poco la diminuzione dell’FFO negli anni 2011-2014, anni per i quali, tengo a ribadirlo, non si stanno chiedendo arretrati.

Si vede dalla fig.1 come il blocco degli scatti nel 2015 (anno a partire dal quale si chiede il lo sblocco definitivo delle classi e degli scatti, invece che dal 2016, e il riconoscimento giuridico del periodo pregresso 2011-2014 per tutti i Docenti allora in servizio) ha portato gli Atenei a risparmiare forzatamente 341 milioni di euro annui, che poi sono saliti ancora e si sono stabilizzati intorno ai 360 milioni di euro annui a partire dal 2016.

Figura 1

Fig. 1-Risparmi da blocco scatti (Milioni di euro/anno) anno per anno.

Figura 2

Fig. 2- Risparmi da blocco scatti e “Tesoretto” (Milioni di euro/anno) anno per anno.

Dalla fig. 2 si vede come negli anni 2011-2014 il “tesoretto” abbia avuto fasi alterne, ma anche come, a partire dal 2015, salga prepotentemente: 480 milioni di euro annui nel 2015, 770 nel 2016 e 960 in questo 2017.

Ragionando per approssimazione, dato che grosso modo un quarto del tesoretto negli anni 2015 e 2016 deriva dal blocco degli scatti e tre quarti dal blocco del turnover, si può ragionevolmente dire che al ripristino degli scatti si possano destinare circa 120 milioni per il 2015, 200 nel 2016 e, dato che dal 2016 il blocco degli scatti si è praticamente stabilizzato, ancora 200 in tutti gli anni successivi.

Di qui la proposta che abbiamo già avanzato al MIUR di valutare fra le fonti di finanziamento possibili un “cofinanziamento” degli Atenei dell’ordine dei 150 milioni di euro annui a partire dal 1° gennaio 2015, anno, si ripete, a partire dal quale si chiede lo sblocco definitivo delle classi e degli scatti (attualmente è dal 2016) per tutti i Docenti in servizio al 1° gennaio 2015 stesso.

Resta fermo che, come abbiamo già detto al MIUR, se il MIUR stesso preferisse non utilizzare questa possibile fonte di finanziamento e finanziare in toto la richiesta con risorse nuove, non avremmo nulla da obiettare.

Resta altrettanto fermo che, dato che il MIUR lamenta scarsezza di risorse, ci aspettiamo che Voi Rettori avanziate al MIUR una proposta di “cofinanziamento” dello sblocco definitivo delle classi e degli scatti dal 1° gennaio 2015 e del riconoscimento giuridico del periodo 2011-2014. “Cofinanziamento” dell’ordine dei 150 milioni di euro annui a partire dal 1° gennaio 2015 stesso.

Per noi è qualificante lo sblocco delle classi e degli scatti a partire dal 1° gennaio 2015 per tutti i Docenti allora in servizio: i benefici decorrerebbero dalla data nella quale si è verificata la discriminazione rispetto a tutto il resto del pubblico impiego.

E, infine, i benefici si avrebbero per tutti, sia per i Docenti ancora oggi in servizio, sia per quei Docenti che sono andati in pensione negli ultimi tre anni ed hanno dato il loro contributo alla rivendicazione in atto fin dal momento in cui, nel 2014, la vertenza è iniziata.

Si confida pertanto in una Vostra proposta alla Ministra Valeria Fedeli nel senso anzidetto.

È in corso l’elaborazione dei dati delle risorse disponibili di tutti gli altri 63 Atenei Statali, da sottoporre alle ultime verifiche. Non sembra ci siano casi critici: quasi tutti gli Atenei sono nella situazione dei tre esempi fatti. Solo in pochissimi casi, (e lo si dice a scopo prudenziale), che si contano con le dita di una mano, quasi sempre negli Atenei di più piccolo corpo docente (meno di 200 Docenti), sembra che la situazione non sia del tutto simile (e magari per eccesso di prudenza nelle stime fatte, dato che tali Atenei hanno potuto, tutti, fare assunzioni), ma non si può comunque bloccare tutti per pochissimi casi: il MIUR ha tutti gli strumenti, con onere modestissimo, per sistemare questi pochissimi casi eventualmente difformi.

Non risulta che i tesoretti del 2015 e 2016 siano già stati spesi tutti per classi, scatti o assunzioni, e meno che mai quelli del 2017 (per ora gli Atenei hanno avuto solo acconti): non esistevano e non esistono gli strumenti di legge per poterlo fare, essendo bloccati gli scatti e bloccato il turnover, tanto che alcuni Atenei stanno accumulando liquidità e in alcuni casi veri e propri “utili”.

Ma se i tesoretti del 2015 e 2016 fossero già stati spesi per altre esigenze inderogabili degli Atenei, il tesoretto del 2017, di 960 milioni di euro, ancora tutto da spendere, metterebbe al riparo da qualunque sorpresa.

E risorse totalmente aggiuntive gli Atenei possono legittimamente richiederle solo per altre esigenze, senza utilizzare ciò che deriva da blocco degli scatti e blocco del turnover.

Sono a Vostra disposizione per ogni eventuale chiarimento.

In attesa di un Vostro cortese riscontro, Vogliate gradire i miei più cordiali saluti,

Carlo Vincenzo Ferraro

Movimento per la Dignità della Docenza Universitaria

https://sites.google.com/site/controbloccoscatti/home

Già ordinario al Politecnico di Torino

carlo.ferraro@polito.it

Nota 1. Per il costo medio risparmiato per ogni Docente pensionato si è fatto riferimento al “costo per la struttura” di un Docente quasi a fine carriera, di un ruolo e di una fascia di costo inferiore alla media, e cioè di un Professore Associato. A fine carriera un Associato percepisce uno stipendio annuo lordo di circa 90000 euro. Il “costo per la struttura” è più alto, dovendo l’Università sommare a quanto percepito dal Docente i contributi previdenziali e assistenziali a carico del datore di lavoro, che portano il “costo per la struttura” a circa 120000 euro. Prudenzialmente si è adottata una “cifra tonda” di “costo per la struttura” di 100000 euro. Il Professore Associato, dati i contributi previdenziali e assistenziali a proprio carico e le ritenute erariali, percepisce poi in realtà circa 43000 euro netti in busta paga.

Considerazioni analoghe sono da fare per valutare i “costi per la struttura” dei Ricercatori di tipo A e B.

 

Rosa Daniela Grembiale (Presidente Nazionale CIPUR) – Resoconto riunione CRUI del 5 ottobre 2017

Resoconto di Rosa Daniela Grembiale sulla riunione CRUI del 5 ottobre 2017.

Questa mattina  alle ore 11.00, presso la sede della CRUI,  ho partecipato alla riunione indetta dai Rettori avente all’ordine del giorno: regolamentazione dello sciopero della Docenza.
Erano presenti il Presidente della CRUI, Prof. Gaetano Manfredi, il Prof. Maurizio Ricci, ed il Prof. Vilberto Stocchi. Invitati alla riunione oltre al Prof. Ferraro due delegati del Movimento per la Dignità della Docenza Universitaria, erano presenti, il Presidente del Cipur, Prof.ssa Rosa Daniela Grembiale, il Prof. Marco Merafina per il CNRU, il Prof.  Maurizio Masi, Segretario Nazionale  USPUR  ed il Prof. Gian Cesare Romagnoli per l’AIDU. Alla riunione era presente un rappresentante del Ministero che però non ha mai preso la parola.
La riunione ha avuto inizio con l’intervento del Presidente della CRUI, il quale, dopo aver ricordato che è necessario un codice di autoregolamentazione degli scioperi che tenga conto dei diritti degli studenti, ha chiesto che tale atto rientri nell’ambito della comunità accademica, anche al fine di poter mantenere inalterata l’autonomia dei docenti, stanti le forti pressioni dei sindacati della funzione pubblica tendenti alla contrattualizzazione della nostra categoria. Subito dopo, lascia la parola al Prof. Ricci.
Il Prof. Ricci dopo aver ricordato lo statuto della CRUI afferma che tale organizzazione è pienamente legittimata a definirsi “datore di lavoro” in quando allo stesso modo dei sindacati è costituita secondo le norme 36, 37 e 38 del Codice Civile.
Chiedo ed ottengo la parola. 
Faccio presente che per iscriversi ad un qualsiasi sindacato o associazione privata simil CRUI, sia necessario che il socio versi una quota e che la sottoscritta, per essere  iscritta al CIPUR, ha una trattenuta mensile da quanto proviene dal proprio lavoro di docente universitario, mentre i rettori si iscrivono ad un’associazione privata versando 22.000 euro l’anno utilizzando risorse provenienti dal FFO delle università e che, pertanto, risulta strano che un’associazione privata, mantenuta con fondi pubblici, possa definirsi “datore di lavoro” di dipendenti MIUR.
A questa mia precisazione il Presidente Manfredi si irrigidisce, così come mi  aspettavo  che avvenisse e chiede di soprassedere, poiché oggetto della riunione è la regolamentazione dello sciopero.
Il Rappresentante CNRU, Marco Merafina, afferma che la mia dichiarazione è sacrosanta sottolineando che quanto ho appena reso noto non è a conoscenza di tutti.
A questo punto interviene Ferraro, il quale specifica che la sua presenza e quella degli altri due componenti è funzionale alla modifica dell’ordine del giorno, poiché lo sciopero ha avuto e sta avendo successo e che esso è già regolamentato dal garante e che lascerà il tavolo se si dovesse parlare di altro argomento.
Interviene Merafina, il quale oltre ad appoggiare le posizioni di Ferraro, fa presente ai rettori che egli ha sempre combattuto la CRUI fin dai tempi di Trombetti e che sarebbe il caso che ci si occupasse (sic.) del ruolo giuridico dei ricercatori universitari a tempo indeterminato che attende di essere definito dalla legge 382/80.
Chiedo ed ottengo la parola. Rispondo a Merafina che la figura del ricercatore a tempo indeterminato è stata soppressa dalla normativa vigente e che ripescare tale figura sia controproducente e non certamente in linea con quanto più volte abbiamo convenuto anche con il suo movimento, ovvero l’istituzione del DOCENTE UNICO. Una fase iniziale di “apprendistato” della durata concordata (sei anni?) con certificazione finale del lavoro didattico e scientifico effettuato e passaggio nel ruolo Docente.
Non possiamo permetterci di essere anacronistici.
Il ricercatore fu istituito come figura nel 1980 per essere funzionale al SSN, da due anni modificato ed impostato su tre figure; assistente, aiuto e primario. Tuttavia, nel corso degli anni, il SSN ha visto dapprima l’istituzione del dirigente medico di II livello ( che accorpava assistenti e aiuti) e del dirigente di I livello (primario); successivamente nel 1999 il ruolo UNICO.
Cambiano le mansioni e le retribuzioni che sono legate alla posizione ed al risultato, oltre all’anzianità nel ruolo, e regolamentate da un CCNL.
Noi siamo Docenti Universitari, non abbiamo bisogno di scimmiottare il resto della funzione pubblica. Noi dobbiamo difendere la nostra autonomia di liberi pensatori, l’unica che ci permette di lavorare formando menti volte al miglioramento della società futura e non merci.
Il Presidente della CRUI concorda con questa mia ultima affermazione e dichiara di conoscere molto  bene la posizione del CIPUR.
Rivolgendomi ai tre rettori presenti, chiedo loro da medico e da donna di scienza di conoscere quali siano le modificazioni epigenetiche che intervengano nel momento in cui un professore ordinario (un pari inter pares) una volta divenuto Rettore, si spoglia del proprio ruolo per diventare un avversario della Docenza. Infatti, in questi anni di blocco, la CRUI non ha mai inteso intraprendere alcuna azione in grado di influenzare i ministri che si sono susseguiti,  al fine di operare un provvedimento legislativo in grado di sanare questa penosa vicenda.
Rimarco pesantemente che dei possibili interventi esterni e quindi della loro diffusione negativa attraverso i mass-media, possiamo anche non preoccuparci, visto che la maggior parte dei docenti, in questi anni di blocco economico senza alcuna possibilità di riconoscimento giuridico,  ha continuato a lavorare nelle aule, nei laboratori e nelle cliniche senza mai danneggiare gli  studenti.
A questo punto, interviene il Prof. Manfredi chiarendo che a suo modo di vedere la contrapposizione tra rettori e docenti è frutto di fraintendimenti; anche loro rientreranno al termine del mandato ad essere Professori e, pertanto, anche i rettori saranno tra coloro che non avranno potuto beneficiare come gli altri di avanzamenti economici.
Propone di resettare da questo momento in poi il tutto e di iniziare un confronto tra CRUI e organizzazioni sindacali della Docenza affinché si possano creare tutte quelle condizioni necessarie, riguardanti non solo agli aspetti economici, ma a ciò che il CIPUR ha presentato nel documento emanato al termine del Consiglio Centrale di Bologna. 
Interviene il Collega dell’AIDU il quale dopo aver affermato che nella vita si è sentito un privilegiato per aver potuto esercitare una professione così affascinante, ha visto in quest’ultimo decennio un peggioramento tale da avergli fatto cambiare idea e che chi non tiene al proprio salario, non tiene al proprio lavoro.
L’intervento dell’Uspur è per ribadire la propria contrarietà allo sciopero indetto. Conclude Ferraro che parla di un “tesoretto” nascosto dai Rettori dai quali sarebbe possibile recuperare le somme da destinare agli aumenti stipendiali dei Docenti Universitari. I tre rettori negano fermamente l’esistenza di questo tesoretto, anzi, il Prof. Manfredi fa presente che se non fosse stato per il forte impegno della CRUI, i tagli ai fondi destinati al FFO sarebbero stati ancora più pesanti.
La riunione termina con l’impegno ad affrontare seriamente, ed insieme CRUI e rappresentanze sindacali, tutte le criticità del mondo accademico (scatti, riduzione del FFO, ANVUR, problematiche studentesche, ecc).

 Prof.ssa Rosa Daniela Grembiale

 Presidente Nazionale CIPUR

Coordinamento Intersedi Professori Universitari di Ruolo
Via Girolamo Tilli,58
06127 Perugia
Rheumatology Research Unit
Dipartimento di Scienze della Salute
Università “Magna Graecia” di Catanzaro
Campus Universitario “Salvatore Venuta”
88100 Catanzaro

Movimento per la Dignità della Docenza Universitaria – Esito dell’incontro con la CRUI del 5 ottobre 2017

Movimento per la Dignità della Docenza Universitaria
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Esito dell’incontro con la CRUI del 5 ottobre 2017

8/10/2017

Cari Colleghi Professori e Ricercatori,

giovedì scorso ha avuto luogo la riunione convocata dalla CRUI per discutere della regolamentazione dell’esercizio del diritto di sciopero. Per la CRUI erano presenti i Rettori Gaetano Manfredi (Napoli Federico II), Maurizio Ricci (Foggia), Vilberto Stocchi (Urbino). Quali delegati alla gestione dello sciopero promosso dal Movimento per la Dignità della Docenza Universitaria eravamo in tre: Carla Cuomo (Bologna), Paolo D’Achille (Roma Tre) e il sottoscritto, e siamo intervenuti tutti nelle varie fasi. Per le altre parti sociali convocate erano presenti rappresentanti dell’AIDU, del CIPUR, del CNRU e dell’USPUR. Era presente anche un delegato del MIUR, che però non è mai intervenuto nel corso della riunione. L’incontro è durato due ore. Più di metà del tempo è stato destinato all’oggetto della convocazione.

Si precisa subito che questo messaggio vuol essere un resoconto di quanto da noi sostenuto, non un “verbale” che riporti tutte le posizioni assunte. Delle dichiarazioni altrui sono riportate, in sintesi, solo quelle necessarie per capire quanto abbiamo detto noi tre.

La CRUI ha aperto i lavori illustrando le motivazioni politiche e, soprattutto, giuridiche che stavano alla base della convocazione. La CRUI ha paventato il rischio che possano esserci “soggetti esterni” alla comunità accademica intenzionati a regolamentare lo sciopero, indirizzandone il processo in una direzione che porterebbe a un grave pregiudizio dell’autonomia delle Università: questa sarebbe stata la causa giustificativa dell’urgenza della riunione.

Noi abbiamo subito ribadito in modo fermo e deciso la nostra posizione, nei termini a tutti Voi comunicati fin dal documento “Commento Convocazione CRUI per il 5-10-2017” e secondo quanto avevamo poi scritto alla CRUI nella “Richiesta di annullamento convocazione”. Per vostra comodità vi riallego questi due documenti, già inviati in precedenza (il primo riporta al suo interno anche la convocazione della CRUI e lo statuto della CRUI).

Riassumendo:

a) abbiamo ripercorso tutti i punti e le argomentazioni dei due documenti appena citati, come da impegno assunto nei Vostri riguardi: dagli aspetti giuridici, per noi sovrastati dagli aspetti “politici”, alla assenza di urgenza di discussione sulle regole dello sciopero – dato che esiste una regolamentazione del 1996 sulla quale si è innestata, con congruità, la proclamazione dello sciopero proposta dal nostro Movimento – al diniego di validità di una eventuale richiesta del MIUR alla CRUI di intervenire, alla non accettazione del fatto che la CRUI si erga a nostro datore di lavoro, neanche in senso lato, creando una specie di rapporto di subordinazione, e quindi a nostra controparte, al riconoscimento del solo MIUR come nostra controparte;
b) abbiamo aggiunto che riguardo a “soggetti esterni” che vogliano fare qualcosa di illegittimo non ci potevano né dovevano essere preoccupazioni al punto da giustificare l’urgenza, dato che esiste un organo al di sopra delle parti, la Commissione di Garanzia, a vigilare su ciò, che ha la prerogativa di analizzare eventuali proposte e di bloccare proposte illegittime;
c) abbiamo ribadito che la nostra autoregolamentazione è stata evidentemente studiata così bene (da arrivare a tutelare anche gli studenti Erasmus e le studentesse in attesa di un bambino) da essere stata approvata dalla Commissione di Garanzia e che quindi non è più solo una delle tante proposte sul tappeto, bensì fa “giurisprudenza”;
d) abbiamo chiarito che a nostro parere se il MIUR (per noi la controparte legittima) avesse accettato di trasformare la riunione in corso in una discussione preliminare sul tema i risultati della discussione non avrebbero dovuto assolutamente essere ritenuti come risultati acquisiti per la riunione successiva e dunque vincolanti anche per gli assenti, che pure si erano espressi come noi sull’illegittimità della convocazione della CRUI, ma solo elementi da portare a conoscenza di tutti, utili in vista di una riunione ufficiale che sarebbe comunque ripartita da zero;
e) abbiamo chiarito che se la discussione, per volontà della CRUI e di alcuni delle parti presenti, fosse andata avanti sullo studio dell’autoregolamentazione, non avremmo abbandonato il tavolo, saremmo restati ad ascoltare senza intervenire, per presentare poi una nostra ipotesi di accordo alla Commissione di Garanzia.

Aggiungiamo che quasi tutte le sigle sindacali presenti hanno, come noi, contestato la legittimità della CRUI nell’intraprendere un percorso di autoregolamentazione dello sciopero, tanto più prima della fine dello sciopero stesso.

È stato inevitabile che nell’incontro, chiarita l’indisponibilità a parlare con la CRUI della regolamentazione dello sciopero, si scivolasse su alcuni (non tutti) dei vari temi-problemi che attanagliano oggi l’Università italiana, emersi nel corso della discussione sulla legittimità della convocazione. Meno della metà del tempo è trascorso su questi aspetti, né poteva essere diversamente, dato che non era l’oggetto della convocazione e non c’era uno schema organico e preordinato al quale attenersi.

Io e gli altri due Colleghi rappresentanti del nostro Movimento riteniamo comunque un risultato positivo l’avere espresso le nostre osservazioni e le nostre critiche, anche assai severe, direttamente alla CRUI, in un clima comunque di civile, se pure vivace, dialettica.

Tutti e tre, in maniera autonoma o in risposta a posizioni della CRUI, abbiamo:

1. riconosciuto ai tre Rettori presenti di aver tenuto interventi apprezzabili e condivisibili nel recente Convegno di Urbino del 10 luglio scorso alla presenza della Ministra, interventi che però non trovano del tutto riscontro in sede CRUI e nei punti successivi (motivo per il quale abbiamo poi concluso con il classico detto “Senatores probi viri, Senatus mala bestia”);
2. detto che la CRUI ci appare come un organismo autoritaristico, insieme all’ANVUR e al MIUR, e che la posizione della CRUI rispetto al MIUR su tanti dei problemi dell’Università ci appare troppo tiepida, chiarendo tali affermazioni con alcuni esempi che seguono;
3. portato come esempi prima le cattedre Natta, sulle quali avremmo gradito dalla CRUI un atteggiamento più critico, anzi decisamente critico (la cosiddetta eccellenza non esiste se non c’è una base di buoni e molto buoni che non devono essere messi in cattiva luce perché sono loro che hanno retto l’Università in questi anni terribili e meritano rispetto, e questo è un tema di dignità), e poi la questione dei Dipartimenti di eccellenza (che confinano gli altri in un campo di serie B, condannandoli, senza risorse, a non poter neanche combattere ad armi pari), su cui avremmo pure auspicato un atteggiamento critico da parte della CRUI;
4. detto, sempre come esempi, che non abbiamo affatto gradito gli interventi di alcuni Rettori per imporre la dichiarazione preventiva di partecipazione allo sciopero con cinque giorni di anticipo, né di quelli che hanno tentato di modificare le modalità dello sciopero, comportamenti oltre che contro legge e sospettabili di voler creare ostacoli allo sciopero, anche dimostrazione dell’autoritarismo;
5. pregato la CRUI di non concedere troppo spazio all’ANVUR e, anzi, di temperare gli eccessi di quest’Organo;
6. detto che grazie alla nostra buona autoregolamentazione dello sciopero abbiamo ottenuto per la prima volta da tanti anni un consenso da parte dei giornali impensabile, un risultato politico storico che dobbiamo preservare;
7. detto che i larghi spazi così conquistati sugli organi di informazione ci hanno permesso di portare finalmente all’attenzione dell’opinione pubblica i tanti gravi problemi dell’Università, ben noti da lungo tempo al Movimento e che abbiamo potuto così portare personalmente all’attenzione dell’opinione pubblica stessa: anche questo un risultato politico storico che dobbiamo preservare;
8. ricordato, dato che aleggiava l’idea di un futuro “tavolo di discussione” con il MIUR su tutti problemi dell’Università e della necessità di arrivare a una condivisione e a una posizione di lotta comune fra la CRUI, noi e i Sindacati, che siamo un Movimento trasversale a tutti i Sindacati e i Partiti politici, che qualche giorno fa abbiamo ribadito i nostri obiettivi di breve, medio e lungo termine; pertanto, se il tavolo sarà istituito, ne faremo parte mantenendo chiaramente la nostra libertà d’azione;
9. rilevato che una apertura di credito nei riguardi della CRUI l’avevamo fatta in occasione della loro “Primavera delle Università”, in seguito alla quale speravamo che la CRUI si muovesse poi in modo diverso;
10. fatto, infine, un brevissimo cenno al “tesoretto” degli Atenei del quale Vi abbiamo parlato nel documento “Definanziamento delle Università etc.” che è sul nostro sito e che potrebbe essere messo in campo per risolvere, con un “cofinanziamento” da parte degli Atenei, il problema delle classi e degli scatti e altri problemi. Precisiamo, per evitare equivoci, che non abbiamo messo in discussione la validità dei bilanci. Il termine “tesoretto” vuol dire risorse disponibili a bilancio, derivanti dal blocco degli scatti e dal blocco del turnover, con risparmi forzati che sovrastano la diminuzione dell’FFO e rendono quindi disponibili risorse. Su questo abbiamo trovato, ovviamente, un fortissimo dissenso da parte dei rappresentanti della CRUI, che hanno negato la stessa esistenza di tale “tesoretto”.

Alcuni dei rappresentanti dei Sindacati presenti hanno fatto osservazioni simili alle nostre, e anche obiezioni ulteriori.

Sul tema specifico della regolamentazione dello sciopero, a conclusione della riunione la CRUI ci ha comunicato di aver deciso di chiedere alla Commissione di Garanzia dell’esercizio del diritto di sciopero di chiarire quali siano i soggetti titolati a gestire le trattative riguardo a una eventuale regolamentazione e il titolo delle varie parti.

Noi a nostra volta abbiamo comunicato alla CRUI e agli altri presenti di aver già avanzato due settimane prima alla Commissione di Garanzia una richiesta in tal senso, nella quale avevamo espresso perplessità sull’iniziativa della CRUI (tale richiesta è allegata a questo messaggio, insieme ai due documenti citati in precedenza).

La risposta della Commissione ci è giunta giusto ieri, cioè due giorni dopo la riunione del 5 ottobre con la CRUI, ed è stata inviata per conoscenza anche alla CRUI e ai Sindacati e Associazioni della Docenza Universitaria che la CRUI aveva convocati. Ve la allego.

Tale risposta nella sostanza dice che la legge 146/90 (è la legge istitutiva della Commissione di Garanzia) non fissa fra le prerogative della Commissione quella di “individuare i soggetti preposti alla regolamentazione negoziale dello sciopero né quello di valutare il grado di rappresentatività delle Organizzazioni sindacali e/o delle Associazioni datoriali”.

Auspica che tutti i soggetti portatori dei diversi interessi (tra i quali è incluso il MIUR) avviino il confronto nei modi e nei tempi ritenuti più opportuni ai fini di introdurre la regolamentazione ritenuta più idonea e conclude così: “Resta fermo che, fino ad allora, in occasione di future astensioni si potrà fare riferimento alla Linee Guida adottate da questa Autorità con delibera del 28 agosto 2017”.

Insomma, una regolamentazione valida e recente esiste, ed è quella con la quale la Commissione ha approvato l’autoregolamentazione che il Movimento per la Dignità della Docenza Universitaria aveva prospettato nella lettera di proclamazione dello sciopero sottoposta alla Vostra firma e poi alla Commissione di Garanzia.

Non pensiamo che la risposta della Commissione alla richiesta della CRUI possa essere molto diversa.

Potete diffondere, se volete, questo messaggio agli amici più vicini, ai colleghi di Dipartimento, di Scuola, di Facoltà o di Ateneo.

Cordiali saluti,

Carlo Ferraro
Movimento per la Dignità della Docenza Universitaria

Esito convocazione CRUI del 5-10-2017

Alla Commisione di Garanzia-23-9-2017

Richiesta di annullamento convocazione

Commento Convocazione CRUI per il 5-10-2017

parere commissione garanzia 07-10-2017